Come la nascita del pet food ha influenzato le nostre vite e quelle dei nostri animali
“Le crocchette contengono tutto ciò di cui il cane ha bisogno…”
Quante volte hai sentito questa frase dalla pubblicità, nei negozi per animali, dal tuo veterinario, dall’allevatore o da padroni di altri cani?
A furia di sentirla te ne sarai convinto tanto da tremare al solo pensiero di mettere della carne nella ciotola del tuo cane.
Ti sei mai chiesto come abbiano fatto i cani a nutrirsi e ad evolversi prima dell’avvento del cibo industriale?
Per rispondere a questa domanda faccio prima un passo indietro. Voglio raccontarti di come i cani sono entrati nelle nostre vite e di come si sono evoluti insieme a noi adattandosi anche alla nostra alimentazione.
Cane e uomo: una relazione di lunga durata
L’incontro fra lupi e uomini è avvenuto circa 400.000 anni fa, quando i primi lupi abbandonarono il branco per seguire gli uomini e nutrirsi dei loro resti di cibo come ossa e carcasse.
Si presume, che alcuni cuccioli di lupo vennero cresciuti dall’uomo, che iniziò a selezionare solo quei soggetti con caratteristiche idonee a stare nel gruppo sociale umano, come docilità e bassa predisposizione alla fuga.
Fu così che l’isolamento di una piccola popolazione diede lentamente vita ad una nuova specie, il Canis Familiaris, primo animale completamente addomesticato.
Secondo un recente studio di alcuni ricercatori russi, statunitensi, britannici e olandesi, risale a 33.000 anni fa la presenza dei primi cani domestici.
Questi primi canidi, appartenenti all’ordine dei mammiferi carnivori, si cibavo prevalentemente di ungulati di grossa taglia, ma anche di animali più piccoli, bestiame, carogne e resti di cibo.
Cosa mangiavano i cani prima dell’avvento dei mangimi industriali?
Tra il Canis Familiaris e il Cane Moderno c’è davvero un abisso. Una sola cosa rimane invariata: le persone hanno nutrito, addomesticato e mantenuto i loro cani per diversi millenni (senza l’utilizzo di mangimi industriali).
Più di 2000 anni fa il poeta e filosofo romano Marcus Terentius Varro ha scritto il manuale sull’agricoltura “Farm Topics” in cui consigliava di alimentare i cani della fattoria con orzo, pane bagnato nel latte e ossa di pecora morta.
Durante il Medioevo, era comune per i reali europei avere dei cuochi che facevano enormi stufati dedicati ai loro quattro zampe, per lo più con cereali, pane di crusca, verdure e alcune delle carni della caccia comprensive di frattaglie.
Nelle comuni famiglie medievali e per tutto il 18° secolo, la dieta degli animali da compagnia consisteva in ciò che i loro proprietari avanzavano nelle loro cucine; ossa, cavoli, patate, cipolle e croste di pane e in ciò che si procuravano tra i rifiuti.
Senza correre indietro di migliaia di anni, ricordo mio nonno che preparava “la zuppa” per i suoi cani sulla stufa di casa. Ci metteva carne, pasta o pane secco e alcune verdure prese nell’orto.
Sono certa che anche tu avrai avuto un nonno, uno zio o un parente anziano che preparava da solo la ciotola del suo cane. Ti sei mai chiesto cosa sia cambiato?
Perchè non siamo più in grado di nutrire i nostri animali senza ricorrere a pet food già pronto?
La nascita e l’evoluzione degli alimenti industriali per animali
Con la Rivoluzione Industriale del 19° secolo, le famiglie con reddito disponibile hanno cominciato a mantenere i loro cani e gatti come animali da compagnia, piuttosto che come animali da lavoro.
E’ proprio in questo clima di floridezza che il PET FOOD si fa strada sfruttando i nuovi benestanti che volevano ostentare il loro potere economico.
La rivoluzione industriale ha creato una classe media in crescita con più lusso e più tempo libero. Gli animali domestici hanno cominciato ad essere considerati come membri della famiglia e si è iniziato a guardare più attentamente alla loro alimentazione.
Poter acquistare un cibo già pronto, e quindi di certo più caro rispetto agli avanzi della tavola, era simbolo e ostentazione delle proprie facoltà.
James Spratt e l’inizio del Pet Food per animali
Nel 1860 James Spratt, un elettricista americano, andò a Londra per vendere parafulmini. Quando la sua nave attraccò, i membri dell’equipaggio lanciarono le gallette residue dalle loro scorte alimentari sul molo e vennero divorate da orde di cani in attesa.
Questo episodio diede a quest’uomo un’idea geniale: le gallette o “Biscotti della nave”, erano stati l’alimentazione standard dei marinai per secoli, potevano esserlo anche per i cani.
James Spratt ideò dei biscotti fatti di grano, radice di barbabietola, verdure e sangue bovino mescolati in un impasto duro, cotti al forno e lasciati indurire. Fu così che fece la sua comparsa il primo cibo industriale per cani.
Da cibo vero a crocchette per cani.
Come siamo passati da alimentare con cibo vero i nostri cani a crocchette fatte in serie e uguali per tutti?
Spratt aveva avuto un’idea geniale e i suoi biscotti vennero venduti a un numero sempre più crescente di proprietari di cani urbani.
La sua “Meat Fibrine Dog Cake” ha avuto un tale successo in Inghilterra che nel 1870 la società ha iniziato la sua attività negli Stati Uniti d’America, iniziando così il mercato del pet food americano.
Altri seguirono le orme di Spratt e durante gli anni ’30 alcune società individuarono una possibilità di business nella produzione degli alimenti per cani e gatti.
Nel 1931 la National Biscuit Company brevettò dei biscotti per cani a forma di osso, i Milkbones e assunse 3.000 venditori con l’obiettivo specifico di venderli nei negozi di prodotti per animali.
Nel 1950 la Società Ralston Purina ebbe l’idea di utilizzare un estrusore per cereali per la realizzazione del cibo secco per cani. Gli ingredienti venivano spinti attraverso un tubo, cotti ad alta pressione e gonfiati d’aria. Il prodotto finale risultava molto leggero e digeribile.
Gli elementi scadenti del pet food per animali
I cibi dovevano contenere grandi quantità di amido per far si che il processo di estrusione funzionasse. I nutrienti venivano aggiunti nuovamente per compensarne la perdita dopo la cottura a temperature elevate, i grassi e gli aromi venivano spruzzati sul prodotto finale per renderlo gradevole e appetibile.
Per tali società l’emergente mercato del pet food ha rappresentato la giusta occasione per riutilizzare e trarre profitto da sottoprodotti altrimenti inutilizzabili.
Come sempre l’industria si trovò a dover conciliare la qualità dei prodotti con il loro rendimento. I produttori di alimenti per cani, nonostante fossero coscienti del fatto che carni fresche e verdure fossero alimenti di qualità superiore, sostenevano che i cani e i gatti potevano rimanere in salute pur continuando ad essere nutriti con scarti industriali, quali crusca di grano, sfridi di lavorazione e carni non destinabili al consumo umano.
Negli anni ’70 la convenienza era il primo argomento di vendita degli alimenti preparati e confezionati per cani ed i consumatori cominciavano ad apprezzare la comodità di versare pezzi secchi di cibo in una ciotola, rispetto alla preparazione in casa del pasto del proprio cane o gatto.
Le società produttrici cominciarono a definire i loro prodotti “completi, senza bisogno di aggiunte o integrazioni”, sostenendo inoltre che gli scarti della cucina erano pericolosi per la salute dell’animale.
L’altro grande cambiamento avvenne con la commercializzazione degli alimenti industriali medicali, venduti principalmente attraverso i veterinari, da parte dell’azienda Hill’s. Parte del messaggio, in questo tipo di marketing, era che il cibo per animali da compagnia era complicato ed era meglio lasciato ai “professionisti” che erano gli unici che sapevano cosa gli animali potessero mangiare.
Nel 1975 erano più di 1.500 gli alimenti per cani sul mercato.
Attualmente esiste una vastissima gamma di alimenti per cani e gatti e fondamentalmente la loro composizione non è cambiata molto negli ultimi 40 anni.
Fortunatamente esistono aziende che producono pet food per animali avendo come primo obiettivo il rispetto delle esigenze nutrizionali del cane o del gatto. Occorre quindi prestare molta attenzione agli ingredienti indicati sulla confezione e farsi consigliare da persone esperte nel campo.
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